Annarita Borrelli
Poeta, critico d'arte, scrittore
Executive coach
La poesia è un atto ignoto, non si doma per caso.
Se ti fidi di un poeta che sa annusare la vita e il tempo che deve ancora venire, allora puoi salire sulla sua carrozza da coach per apprendere nuove possibilità per il tuo futuro.
Annarita Borrelli e Salvatore Cammilleri
“L’Autrice”
Testo Critico: Rosanna Mele
In un momento storico in cui si sono riscontrati il crollo dei valori morali e delle culture ideologiche, un senso di disorientamento globale si è impadronito della nostra società. In tale contesto, il ruolo dell’artista è divenuto ancora più fondamentale perché il linguaggio creativo, oltre ad allenare spirito critico e senso estetico, può affinare, in ogni individuo, il sentimento etico. L’Arte, inoltre, ha, da sempre, forti radici spirituali: prospettiva , soprattutto ai nostri giorni, molto spesso dimenticata per dare maggiore attenzione agli aspetti tecnici e formali.
Senza voler scomodare i “Mostri Sacri” del passato remoto, anche i vari Kandinsky, Mondrian, Arp, Duchamps, Malevich, Newman, Pollock, Rothko, solo per fare alcuni nomi e restare al secolo scorso, hanno radici spirituali condivise.
Anche questi “Giganti” hanno considerato l’Arte il veicolo più appropriato per esprimere tematiche legate alla connessione tra spirito e materia, sacro e profano.
A tal proposito, illuminanti sono le parole di Kandinsky dal ”Lo spirituale nell’arte”: egli dice “quando religione, scienza e moralità sono scosse ed ogni altro sostegno viene meno, l’uomo ritira la sua attenzione dall’esterno e la dirige verso l’interno… Letteratura, musica e arte, sono le sfere più sensibili in cui questo tipo di rivoluzione inizia a prendere corpo mostrando l’importanza di quanto inizialmente era stato percepito solo da pochi. Ci si allontana quindi dagli aspetti privi di anima di questi giorni e ci si rivolge verso quegli aspetti che costituiscono cibo per l’anima”.
Numerosi artisti del XX secolo che hanno voluto interpretare anche l’aspetto spirituale nella loro arte, sono stati ispirati da dottrine orientali come il buddismo o il taoismo; altri ancora sono stati influenzati dall’esoterismo di Madame Blavatsky, di Rudolph Steiner e della Società Teosofica.
Nel tempo, aimè, la maggioranza degli artisti si è “sentita” sempre meno ispirata dalla Bellezza Universale (interiore ed esteriore) e sempre più da una certa Estetica figlia del materialismo; si è arrivati, così, ad una produzione di immagini prive di valore educativo e collezioni carenti della naturale “sacralità”. Di fatto, la proliferazione dei linguaggi espressivi ed il trionfo della società basata sull’effimero, hanno comportato il superamento di ogni concetto di umana sacralità e condotto l’uomo in una dimensione di perpetua insicurezza ontologica.
Di contro nel dibattito filosofico ed estetico contemporaneo va sempre più emergendo tra autori di diversa provenienza un rinnovato interesse per il trascendente e l’immanente fenomenologico che trova un riscontro centrale sia nelle scienze cognitive che sociali. Quasi in controtendenza rispetto ad una dimensione creativa massificata sempre più accentuata, il tema della sacralità assume oggi, più che mai, una riflessione filosofica ed estetica che va arricchendosi di nuovi contenuti; “la bellezza stessa dovrebbe iniziare concretamente ad ispirarsi al principio del valore interiore” così come suggeriscono Annarita Borrelli e Salvatore Cammilleri,protagonisti di una nuova formula sperimentale che pone l’arte al centro di ogni esperienza sensoriale ed animista. Lei poetessa di straordinaria sensibilità artistica ha fatto della parola sua compagna di avventura e ricerca espressiva; Lui personalità multiforme di brillante intuizione visiva capace di misurarsi con più linguaggi creativi. Due artisti, un unico concept che così mi descrivono raccontando di come la loro idea creativa sia nata dal bruciante desiderio di celebrare e condividere il divino sentire che è in ognuno di noi:
“In un’epoca in cui ogni artista, poeta o studioso si sente figlio di tempi vaghi, indefiniti, fin troppo volubili ed in lotta contro l’inevitabile e naturale esigenza di progresso, la parola, il corpo e la rappresentazione di un autore, nella poetica dell’opera “L’Autrice”, non possono che rappresentare una delle poche possibilità di astrazione massima, possibile alternativa rispetto alla lealtà della propria coscienza. Come, in realtà, dinanzi ad un autore sarebbe opportuno ascoltare, attivando le intuizioni dell’anima rivolta al desiderio di diffondere significato, come uso nella pratica quotidiana del pensiero e dell’agire, allo stesso modo sarebbe necessario ascoltare “L’Autrice” che, sin dai suoi aspetti più profondi, si rivela come una visione non tanto lontana nello spazio, quanto piuttosto vicina al nocciolo dell’essere umano. “L’Autrice”, opera che si compone e decompone attraverso l’interazione di più mezzi espressivi, si rivela nella sua visione più astratta ed indefinita, come una trasparenza, un riflesso lontano, visionario ed onesto dell’occhio della mente, come dell’inconscio collettivo. Il complesso di opere si apre con una video art in cui “L’Autrice” compare avvolta da una luce intensa e casuale, nuda e cruda rispetto alla stessa presenza trascendente della figura stessa, iconograficamente riconducibile alla Madonna, in abiti contemporanei e provocanti, urla per motivare all’azione, come il richiamo alla necessità di addestramento interiore e resilienza dell’anima dinanzi alla penosa consapevolezza d’aver ormai, forse da fin troppo tempo, perduto una qualsiasi vera fede, a partire dall’autostima, in ogni sua concezione più ampia. Ed il suo messaggio diventa un’acre e dolorosa poesia, atto di fede verso la propria natura e coscienza umana e divina. Se l’arte diventa un’espressione di fede, allora non potranno che esistere anche i fedeli. In linea con questa visione concettuale, l’artista visivo Salvatore Cammilleri completa e concede senso, unione e linfa vitale all’opera stessa; egli realizzerà, infatti, un’edicola laica in adorazione della figura astratta del “L’Autrice”, materializzando, quindi, la rappresentazione della nuova fede, diffondendola attraverso dei cosiddetti “santini” con l’immagine de “L’Autrice” e che non conterranno altro che alcuni versi celebrati verbalmente dal poeta Annarita Borrelli ( “l’Autrice” per l’appunto). In questo incastro tra i due, l’opera urlerà la passione per le imperfezioni della forma a favore della sostanza spirituale”.
In questa dimensione di moderna “Teofania” si inserisce la loro nuova ricerca artistica che, giocando sul travestimento e l’identità, sull’astrazione ed estrazione del pensiero, infrange regole e immagini stereotipate per esprimere nuove rivelazioni creative, emotive ed esperenziali. L’approccio performativo si pone come vero e proprio corto ciucuito rispetto al passato e pone una profonda riflessione sulla manifestazione della “umana divinità” attraverso la propria operosità creativa. Al cospetto dell’opera di Salvatore Camilleri e di Annarita Borreli, lo stupore è garantito. Entusiasti o urtati, abbagliati, sconcertati: di fronte all’esuberante ed originale provocazione di uno stile cosi estremo (azzarderei accostarlo all’espressione Neo-DaDa) e vivace, non si rimane certo indifferenti. La loro performance incarna valori antitetici a quelli dell’arte convenzionale perché promuove un nuovo sentire intimamente il contatto tra cielo e terra, sacro e profano; il divino che è in noi permette un’intima dialettica tra arte e vita intesa come armonia tra spirito e materia, introspezione e mondo. Oltre al dualismo del sacro e profano il messaggio “dell’Autrice” ha il merito di articolare con grande precisione e coscienza sociale alcune tra le più interessanti riflessioni moderne sulla natura divina dell’essere umano. Una sacralità capace di generare la giusta fede verso se stessi ed il proprio sentire ed agire. E questo con la convinzione che la volontà sia, insieme all’amore, la più potente delle energie creative. Un’immaginazione artistica che con la creazione di nuove visioni intese come via d’uscita dalla stasi sociale ed intellettuale del XXI secolo, diviene strumento poetico di resistenza individuale e collettiva. I due artisti, dunque, si preoccupano attraverso l’opera “L’Autrice” di svincolare il pubblico dal ruolo di fruitore “passivo” provocando, anzi, un partecipato coinvolgimento percettivo ed emotivo volto a denunciare la situazione di degrado e decadenza morale che ha investito l’uomo contemporaneo. La “Mission” comunicativa si concretizza attraverso diversi media espressivi: poesia, video ed installazione che sconfinano, con esiti di grande raffinatezza, nella composizione performativa. A questo proposito torno a dar voce al pensiero di Annarita Borrelli e Salvatore Cammilleri che, parlando del loro progetto, mi dicono:
“E così, senza aprioristici pensieri, finalmente liberi … senza pregiudizio o schema, l’astrazione dell’Autrice vive … slegata da qualsiasi apparenza ed inganno. E’ una voce, un’iconografia riconoscibile e rinnovata nei suoi tratti fortemente pop … una sagoma di colori adornati da luci ed ombre imperfette. In tutte le sue manifestazioni, l’Autrice è un’opera forse solo da vivere, anche attraverso il rispetto per l’unione intellettuale ed artistica tra i due autori che propongono l’ennesimo e assolutamente necessario tentativo di definire un senso, o meglio, un suono interiore di poesia e arte visiva.”
Come poeta, Annarita Borrelli grida il suo dissenso e sceglie di non sussurrare, ma celebrare a gran voce il senso intimo e spirituale dell’esistenza, in termini di umana comprensione, dolore e speranza. Alla ricerca del tempo, segnato fisicamente nel pensiero, seguendo le tracce oggettuali del vivere quotidiano, Annarita Borrelli (brillante scrittrice, donna d’altri tempi e d’avanguardia), e Salvatore Cammilleri concretizzano un’indagine antropologica la cui tensione espressiva si evidenzia nell’uso di archetipi visivi di forte impatto animista. Questo culto dell’anima, intimo ed irrazionale, ma immediato nella sua misteriosa complessità, sembra essere alla base di un nuovo modo di intendere la vita: facendo riflettere sull’antico concetto di Anima Mundi tanto lontano dal pensiero contempraneo eppur unica forma di speranza individuale e collettiva. Gli artisti, dunque, si fanno portavoce di nuove e profonde verità volte a celebrare un originale rinascimento nella vita come nell’arte. Questa entropia estetica e multisensoriale cattura la mente, scuote le coscenze e ci fa viaggiare tra presente e passato gettando una luce magica e surreale sulla percezine del “sacro” che è in ognuno di noi, ristabilendo il naturale ed atavico contatto tra cielo e terra. L’opera di Annarita Borrelli e di Salvatore Cammilleri permette questo partecipato incantamento di sensi in cui la memoria spirituale entra in contatto con la materia fisica sensoriale e si fa espressione di eterno ed universale pensiero creativo.
Dono del loro presente al futuro.
Dott.ssa. Rosanna Mele